sabato 15 novembre 2008

Impianti alla Provincia: Dellai favorevole


dal Corriere del Trentino

Se la priorità del prossimo esecutivo sarà l’economia, potrebbero esserci buone notizie in arrivo per gli impiantisti trentini: il «nuovo» governatore non esclude, infatti, l’ipotesi dell’acquisto da parte di Piazza Dante degli impianti di risalita provinciali. «È un tema all’ordine del giorno su tutto l’arco alpino—osserva Lorenzo Dellai —. Sarà uno dei punti su cui dovrà lavorare la nuova giunta».
Le difficoltà Le parole di Dellai si calano in un dibattito aperto già da tempo, ma «congelato» dall’appuntamento elettorale. Circa un mese fa, Alberto Pedrotti aveva fatto capire di auspicare una simile soluzione. Si erano poi detti favorevoli la Filt Cgil e l’assessore uscente all’industria, Marco Benedetti. Giovedì Andrea Bertoli, presidente di Trento Funivie, ha lanciato un vero e proprio appello a Piazza Dante, affinché la provincia acquisti gli impianti a fune. In primis quelli del Bondone, che versano in una situazione non facile. Ma il Bondone non è solo. Secondo Pedrotti sulle 62 società che operano nel settore in provincia di Trento, 55 sono in difficoltà».
L’ipotesi Dellai non pare sordo al grido d’allarme lanciato dagli impiantisti. «L’acquisto da parte dell’ente pubblico è un’ipotesi su cui lavorare, anche se devo precisare che non disponiamo ancora di alcun dossier in materia. Certo l’operazione è già stata condotta in porto in altri stati europei e in qualche località italiana». Il governatore dunque apre alla possibilità di un acquisto in blocco da parte di Piazza Dante degli impianti a fune della provincia. Si tratterà di una partita difficile, che si presterà all’accusa di far ricadere sulla comunità i costi di investimenti sbagliati da un punto di vista imprenditoriale, secondo il principio della collettivizzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti. Non sfugge a nessuno, infatti, che gli imprenditori del settore abbiano ricevuto in passato significativi aiuti in fase di costruzione degli impianti. Insomma, si potrebbe forzare l’interpretazione e dire che la Provincia si ricompra gli impianti che ha costruito di tasca propria. Dellai, però, oppone già ora un’altra interpretazione. «Bisogna capire se vogliamo intendere gli impianti come infrastrutture simili alle strade, che di per sè non fanno profitto, ma permettono lo sviluppo dell’economia. Io credo che il turismo sciistico vada difeso, visto che garantisce il 40% delle entrate turistiche di questa provincia». Il ragionamento del governatore è semplice: senza impianti niente sci, senza sci niente turismo, senza turismo niente soldi.
I gestori Di fronte a una crisi che coinvolgere non solo i piccoli impianti, ma anche quelli di medie dimensioni, Alberto Pedrotti giudica positivamente la proposta di Dellai. In attesa di un confronto a quattr’occhi con il presidente, Pedrotti parla d’«idea importante», «probabilmente l’unica soluzione possibile». Il rappresentante degli impiantisti di Confindustria spiega il perché: «Se la proprietà degli impianti sciistici dovesse diventare pubblica, alla stregua di piscine e palestre, sui privati non graverebbero più ammortamenti e manutenzione straordinaria». Una boccata d’ossigeno, insomma, che arriverebbe in un momento in cui le microstazioni si trovano in grosse difficoltà a causa dei costi di gestione e della competizione con località turistiche come Madonna di Campiglio o Folgarida. «Ormai — precisa Pedrotti — le piste vanno battute ogni sera; bisogna garantire la neve durante tutta la stagione e quindi innevare tanto e in fretta. Tutto ciò richiede mezzi costosi e molto consumo di elettricità». A fronte di questo, poi, «dal 2002 al 2007 c’è stata una netta contrazione dei finanziamenti provinciali: siamo passati dal 30 35% al 15% per le piccole e al 7% per le medie e le grandi». Questo, l’obbligo imposto dall’Unione europea per il rispetto del libero mercato.
Il sindacato Netta contrarietà da parte della Uil «all’acquisto degli impianti sul Bondone o altrove. A questo punto — scrive il segretario Ermanno Monari—forse vale la pena di pensare alla promozione di un Trentino senza impianti di risalita, richiamando i veri naturisti. Sicuramente impegneremo meno quattrini pubblici e faremo meno ricchi i soliti noti».

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